Lessinia Occidentale. L'ultimo baluardo difensivo della Grande Guerra
Siamo al confine fra Veneto e Trentino, il percorso si snoda su strade forestali, sentieri battuti, qualche breve tratto di asfalto, e qualche breve tratto su fondo sconnesso. Lungo l'antico confine fra Regno d'Italia e Impero Austro-ungarico. Si inizia al parcheggio di Passo Fittanze, a quota 1399 metri, si procede prendendo il sentiero in direzione Malga Fittanze, facendo attenzione a tenere la Malga sulla destra. Si prosegue per circa 600 metri lungo il sentiero sul prato e si arriva ad un bivio, scendere a destra e seguire la strada asfaltata SP14 per circa 1,7 km. Si abbandona l'asfalto e si sale da una carraia per raggiungere Malga Roccopiano e proseguire sul prato per altri 700 metri. Qui inevitabilmente si re-incontra l'asfalto e lo si percorre per un breve tratto (circa 200 metri) e si raggiunge il Bivio del Pidocchio.
Si sale a sinistra in direzione Malga Lessinia e si prosegue lungo la strada bianca (che è pur sempre una strada provinciale). Dopo 700 metri si raggiunge Malga Lessinia, una ex caserma dell'esercito italiano durante la prima Grande Guerra. Dopo altri 500 metri si raggiungono le Trincee di Malga Pidocchio, qui vale la pena fermarsi a visitarle, trincee ricavate sfruttando le conformazioni rocciose del rosso ammonitico, all'inteno delle quali si possono trovare i punti di osservazione, e le "stanze" adibite a cucina/infermeria/deposito munizioni, ecc. ecc.
Terminata la visita si prosegue la salita lungo la provinciale, in direzione Castelberto. Al km 5,54 si raggiunge un bivio, si tiene la sinistra in direzione Castelberto e si procede sempre su strada bianca. Dopo 800 metri si raggiunge un secondo bivio e si procede sempre dritto. Dopo altri 280 metri si incontra un altro bivio con le indicazioni per Malga Foppiano, si procede ancora dritto fino al termine della strada bianca, dove si trova un'area con tavolini e panchine. Oltre ad ammirare il paesaggio è possibile lasciare le bici e procedere a piedi verso il punto di osservazione, che si trova a qualche decina di metri sulla destra.
Esattamente sotto il punto di osservazione (ortiche e claustrofobia permettendo) c'è una piccola sorpresa ;) Sul monte Castelberto vi è anche l'omonimo Rifugio, ex-caserma austriaca. Terminata la visita/sosta si riprende la bici e si scende lungo la stessa strada, fino al bivio per Malga Foppiano (dalle panchine son circa 450 metri), qui inizia una discesa di 3 km e 400 metri di dislivello negativo (dosare bene i freni, per non cuocere le pastiglie). Il fondo è mediamente compatto seppur ricoperto di foglie, solo qualche breve tratto con un po' di sassi, ma niente di impossbilie. La discesa termina in un'area prativa dove sorge la bella Malga Foppiano, raramente aperta, ma molto pittoresca.
Si prosegue prendendo la forestale che parte da dietro la Malga e procede in leggera discesa per altri 600 metri fino ad arrivare ad un bivio (siamo al km 11,40), dove si prende a sinistra con un tratto di strada forestale di 900 metri che sale rapidamente (90 metri di dislivello) Ci si immette su una strada forestale più battuta, si procede per 1,1 km in salita, fino al bivio per Malga Revoltel/Rifugio Castelberto, si tiene la destra sulla forestale, percorrendo altri 1,2 km si raggiunge il secondo bivio per Malga Revoltel, si tiene sempre la destra e si comincia a scendere fino ad arrivare alla prateria di Malga Lavacchione. Qui merita una sosta, perchè è un punto davvero panoramico. Se ci arrivate ad inizio primavera, con il prato fiorito di crocchi è davvero uno spettacolo della Natura!
Si procede in discesa, seguendo la strada forestale, a tratti cementata, fino ad arrivare all'area picnic nei pressi del Faggio della Regina, a circa 1,3 km dopo Malga Lavacchione.
Siamo al km 16,60, sulla destra, un po' nascosto dalla vegetazione, c'è un sentiero che scende e porta al Faggio della Regina, un albero monumentale, recintato, dall'età stimata di 250 / 300 anni, vale la pena visitarlo.
Scendere lungo il sentiero che funge da impluvio, che costeggia il faggio, attenzione a qualche radice esposta, poi si gira a destra e si riprende la forestale. La si segue per 840 metri, quando sulla sinistra si trova una deviazione in leggera salita, che passa da località "Le ville" e costeggia il B&B Giuglio Mountain, seguendola vi porterà all'incrocio sulla provinciale SP211. Se si perde la deviazione, nessun problema, si segue la forestale fino allo sbocco sull'asfalto, si percorrono 30 metri e si gira a destra sul ponticello. Dopo il ponticello si gira a destra su asfalto per 750 metri e si seguono le indicazioni per Villaggio San Michele.
Tenere la destra, qui l'asfalto diventa strada bianca, si costeggia il campeggio, al bivio per Malga Cime si tiene la destra/dritto e si arriva al cancello da cui inizia una vecchia strada militare, che in 2 km arriva ai famosi "Busoni", le gallerie scavate nella roccia dal Regio Esercito Italiano nel 1916. Si lasciano le bici e muniti di torcia e casco, si possono visitare, ne vale davvero la pena. C'è un'unica stanza aperta e visitabile, che vi offrirà una vista mozzafiato sulla sottostante Val d'Adige.
Usciti dalle gallerie, si riprendono le bici in direzione opposta, ma dopo 60 metri, vi è una deviazione sulla destra, qui inizia la parte più "difficile": una ripida salita su sassi smossi e foglie, che dopo pochi metri svolta a sinistra, mantenendo la pendenza. Vi è una leggera spianata in prossimità di una grotta a doppio ingresso (sulla destra), qui il sentiero scende leggermente, per poi risalire ripido su fondo erboso. In prossimità del traliccio il fondo diventa di sassi, per poi spianare subito dopo. Si scende leggermente nella prateria sovrastante Malga Cime, che trovate a sinistra.
Consiglio di proseguire lungo la prateria ed arrivare, con un'ultimo sforzo, fino al limitare del bosco sulla destra, dove si lasciano di nuovo le bici per andare a visitare a piedi il Passo della Morte. Un luogo a picco sulla sottostante Val d'Adige, con vista mozzafiato.
Di ritorno dal Passo della Morte, si può indietreggiare fino a Malga Cime per una gustosa pausa pranzo (consiglio gli gnocchi di malga, accompagnati da una birretta artigianale). Ora che si sono recuperate le energie, si inforcano di nuovo le bici e si prosegue sulla forestale che costeggia i "Denti della Sega", rimane pianeggiante per circa 1,5 km, dopo il secondo tornante c'è uno strappo di 400 metri e pendenza media del 20%, su fondo sconnesso. Una volta superato, diminuisce la pendenza e porta a ritrovare l'asfalto a Col di Pealda Bassa. Da qui svoltare subito a destra e prendere la strada bianca che continua a salire fino a quota 1520, per poi scendere fino a Malga Preta di sotto (1485), si prende il sentiero nel prato che porta alla Grotta del Ciabattino. Anche qui merita una visita, con torcia e casco. In questa grotta è possibile ammirare le stalattiti e stalagmiti di ghiaccio che si mantengono fino a primavera inoltrata.
Il ritorno dalla Grotta del Ciabattino è il medesimo dell'andata, si ritorna a Col di Pealda Bassa, percorso qualche metro di asfalto, si imbocca la seconda strada bianca sulla sinistra, che fa il periplo del Monte Cornetto, dopo circa 2 km, alla fine di un rettilineo, potete prendere una deviazione sulla sinistra e visitare la Casaretta delle Fittanze, una vecchia malga abbandonata e semi-crollata, della quale ne è stata fatta una riproduzione esposta in Sala Nervi in Vaticano, con all'interno la Natività.
Dalla Casaretta potete seguire il sentiero CAI sul prato, più divertente della strada bianca, che vi riporterà dritti drittti al parcheggio di Passo Fittanze, dove si conclude il giro.
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