Valli Pordenonesi

Punto di partenza è il parcheggio degli impianti sportivi di Castellavazzo, posto sulla sinistra orografica del fiume Piave in corrispondenza di Longarone (BL). Si sale su strada di asfalto mai impegnativa verso la diga del Vajont, tristemente nota per quanto successo il 9 ottobre del 1963. Raggiunta la sommità della diga, visibile sulla destra attraverso le due gallerie finali, si prosegue fino al parcheggio superiore dove si imbocca la stradina a destra. Questa stradina è stata ricavata all'interno della frana del 1963 e permette di farsi un'idea di quanto materiale sia caduto all'interno dell'invaso quella notte; sul versante alla nostra destra sarà sempre visibile il fronte del distacco dal monte Toc. Nel tratto finale sono presenti alcuni brevi gallerie non illuminate (tra i 20 e 50 metri di lunghezza), consigliato l'uso di faretti adeguati.

Al km 15 ci si immette nella strada principale, svoltando a destra per raggiungere il passo San Osvaldo (quota 830 metri); sulla destra appena dopo la chiesetta sita sul passo, si stacca un sentiero forestale che permette di evitare un buon tratto di asfalto in discesa. Finito il sentiero, gli ultimi tornanti conducono al paese di Cimolais, dove si svolta a sinistra seguendo le indicazioni per Val Cimoliana/ rifugio Pordenone/ Campanile di Val Montanaja.

Comincia ora un piacevole tratto di 13 km e 650 metri di salita su forestale a fondo misto (NB: pedaggio per moto/auto, gratuita per le bici) fino a raggiungere il rifugio Pordenone (1200 metri): questo rifugio è il punto di partenza per raggiungere a piedi il Campanile di Val Montanaja, pinnacolo roccioso simbolo del Parco delle Dolomiti Friulane; lo si intravede anche in un breve momento risalendo la forestale. Rifocillati all'ameno rifugio, si torna sui propri passi per tornare a Cimolais, approfittando di una deviazione su ciclabile a sinistra quasi in prossimità del paese.

Di nuovo, si riprende la strada verso il passo San Osvaldo e si raggiunge Erto. Il percorso ora procede in decisa salita verso nord, arrivando a Casera Mela (1175 metri); presente una fontana alla Casera. Arrivati qui voltatevi e fate caso verso sud alla strada appena percorsa! Comincia ora un tratto molto impegnativo per salire al rifugio Cava Buscada, su forestale molto pendente e fondo non sempre stabile, ma comunque pedalabile. Senza un metro di respiro si raggiunge la galleria, per poi dar fondo a tutte le energie rimaste per affrontare le ultime rampe e raggiungere il rifugio a quota 1800 metri (presente una fontana): lo spot panoramico è eccezionale (visibile a nord il rifugio Maniago, possibile raggiungerlo in bici).

Si scende lungo la forestale dell'andata, con deviazione nella parte bassa; tornati a Casera Mela, alcuni brevi tagli permettono di saltare i tornanti asfaltati. Ora è tempo di sentieri puri, quindi attenzione allo stacco a destra in corrispondenza dell'ultima curva che condurrebbe nuovamente ad Erto: qui a destra parte il sentiero Troi de Sciarbon, a tratti impegnativo ove far particolare attenzione ai tratti esposti sul ghiaione, ma tendenzialmente pedalabile (tratti flow e tratti tecnici). Il sentiero finisce al paesino di Casso, dove si va a raggiungere l'imbocco per il Troi de S.Antonio, un altro sentiero eccezionale con tratti più tecnici nella seconda metà che farà perdere quota fino a reimmettersi sulla strada per Codissago (NB: occhio al fondo sdrucciolevole). Un'ultima deviazione permetterà di attraversare il paese di Codissago su scalinate e gradini.