Valle delle Presure

Discesone epico molto impegnativo (alcuni passaggi S4) in una vallata selvaggia e sconosciuta. Si parte da quota 3000 metri dopo aver preso la funivia della Cima Bianca (funivia Bormio 3000, qui i prezzi) e ci si dirige verso i Bei Laghet su un sentiero che passa su pietraie e sfasciumi ma che si fa senza problemi in sella, a parte uno strappettino in salita con tanti sassi smossi.

Si arriva così ai Bei Laghet, con il loro coloro turchese acceso dovuto ad un'alga presente nell'acqua (almeno così sapevo io).

Dai Bei Laghet si raggiunge velocemente la Bocca di Profa, punto in cui si abbandona il sentiero classico che porta a Santa Caterina e si prende a destra verso un vallone spettacolare.

Ancora un tratto relativamente scorrevole con una breve risalita a spinta, dopodichè si passa a fianco del Lago delle Tre Mote, dove comincia la parte più impegnativa della discesa. Qui ho visto due pescatori che erano saliti con la moto da trial per il sentiero che ora noi percorreremo in discesa.

Il problema di questo sentiero è dato dai tantissimi sassi smossi, presenti a causa dell'incuria nella sua manutenzione, bisogna dunque barcamenarsi e cercare di trovare del grip e la linea giusta. Saremo costretti a scendere di sella più volte. Vale la pena dire che qui non c'è segnale del telefono.

Tratti rovinati si alternano ad altri più divertenti e si approda sul pianoro dell'Alpe di Profa (abbandonata quando sono passato io nel 2024). La discesa entra nel bosco e sembra a prima vista infattibile ma, a parte i primi metri scavati e distrutti, il resto è sorprendentemente fattibile in sella.

Il fondo diventa boschivo, una vera libidine, ma il piacere viene interrotto dall'attraversamento del torrente delle Pressure, dove il sentiero non c'è e bisogna portare la bici per una ventina di metri fra i massi per ritrovarlo sul lato opposto, più in alto. In presenza di tanta acqua la mancanza di un ponte può rendere il passaggio problematico.

Segue un breve tratto pedalato, poi un bel flow fino alla prima Alpe Profa (Profa Alta), dove si trova l'unica fontana di tutta la discesa e l'uomo dell'alpe che proverà a parlarvi in dialetto per dirvi dove scendere, per poi accorgersi che siete dei turisti e passare all'italiano. Lo riconoscete dalla folta barba bianca. Bellissima la fontana in mezzo alle case.

Se non l'avete notata fin'ora, dall'altra parte della valle potete vedere l'imponente versante franato nel 1987 (40 milioni di metri cubi!) che uccise 35 persone e distrusse quattro centri abitati. Per chi volesse approfondire, qui c'è tutta la storia.

In fondo all'alpe tenere d'occhio la traccia GPS per imboccare il sentiero giusto, il quale entra nel bosco e prosegue con qualche passaggio ripido fino alla Profa Mezzana e da lì alla Profa Bassa, tutto su fondo boschivo fantastico, con qualche passaggio ripido. Sotto la Profa Bassa troverete un toboga scavato dalle moto da trial, perfetto però anche per le bici.

Si continua su un bel traverso che ci porta sulla strada statale costruita tanti anni fa per bypassare la frana, ed ora completamente deserta/abbandonata. La galleria con le luci che vanno un po' e poi si spengono e i graffiti sulle pareti danno quel carattere post atomico a questo tratto di giro e vi chiederete se siete gli unici sopravvissuti sul pianeta e se gli zombie stanno per attaccarvi.

La si segue fino a congiungersi con il Sentiero Valtellina, cioé la ciclabile che porta da Colico a Bormio, e lo seguiamo fino al punto di partenza.